15 aprile 2024

 

QUALCHE RIGA PER COMINCIARE

Manuela Poggiato

 

Guerra e libri. A Berlino nella notte del 10 maggio 1933 un gruppo di studenti tedeschi appartenenti alla gioventù hitleriana brucia in Opernplatz più di 20 mila libri ebraici e marxisti, classici e testi moderni considerati in qualche modo immorali e «non germanici», sottratti a biblioteche pubbliche e private. Quella stessa notte in altre trentaquattro città tedesche roghi di libri hanno portato alla distruzione di oltre 25.000 testi della letteratura internazionale. Il capitale di Marx, i volumi dei pensatori del socialismo, quelli inneggianti la pace, opere di scrittori ebrei e di oppositori del regime. Einstein, Brecht, Hemingway, London, Mann, Schnitzler, Heine…

 

Nella notte del 25 agosto 1992 la biblioteca nazionale di Sarajevo subisce l’attacco di quattro bombe cui seguono sei giorni di bombardamenti continui. L’assedio delle truppe serbo-bosniache durerà 1425 giorni. Mezzo milione di volumi perduti. Quattrocento anni di storia polverizzati in un momento. Vedran Smailović, all’epoca primo violoncello dell’orchestra filarmonica della città, ha suonato l’adagio in sol minore di Albinoni fra le sue macerie.

 

A Gaza City c’è una libreria che ha il triste primato di essere stata distrutta due volte. La prima nel maggio 2021 come «piccolo effetto collaterale» di un attacco aereo israeliano che intendeva colpire la vicina università islamica. Ma la libreria viene riaperta dopo otto mesi di duro lavoro grazie a un finanziamento internazionale e decine di migliaia di libri donati da tutto il mondo. La seconda distruzione è più recente, del novembre 2023, a pochi giorni dagli ancora irrisolti eventi del 7 ottobre. È la Samir Mansour book shop, la più grande libreria pubblica della città che raccoglie anche libri in inglese e traduce da questa lingua, anche piccola casa editrice e centro di aggregazione sociale.

 

Libri e guerra. A Kiev il 3 marzo 2022, a pochi giorni dall’inizio dell’inva-sione russa, viene scattata una fotografia. Non mostra violenza o armi, solo la finestra di un appartamento visto dalla strada riempita e completamente chiusa da libri impilati come fossero mattoni e usati proprio come mattoni per bloccare le schegge e i proiettili provenienti dall’esterno. In Ucraina sono così tante le biblioteche e librerie distrutte che le foto di macerie costellate di pagine di libri distrutti sono diventate indistinguibili. Un popolo preparato e ricco di storia che resiste alla barbarie anche con i libri. Un muro di libri contro la guerra. La cultura che diventa resistenza.

 

Anche quella volta era tarda sera quando, piena di emozione, ho visitato a Berlino, in Bebelplatz, già Opernplatz, il memoriale sotterraneo realizzato nel 1995 dall’artista israeliano Micha Ullman nello stesso luogo del rogo dei libri del maggio ’33. Il suo nome è The library, una biblioteca di 50 mq, bianca, in contrasto con il rosso del fuoco, silenziosa, invece del rumore di spari, balli e canti che caratterizzarono quella notte. Scaffali completamente vuoti, incassati nel pavimento, illuminati dall’interno, chiusi da un vetro, che si possono vedere solo dall’alto. Accanto una targa con una citazione del 1817 di Heinrich Heine, lo stesso di cui, in quella certamente non lontana notte, si bruciarono libri:
 

Questo è stato solo il preludio,
là dove si bruciano libri, si finisce per bruciare anche persone.