12 febbraio 2024

 

QUALCHE RIGA PER COMINCIARE

Titti Zerega

 

Atto I: La Patria.

La maggioranza al governo ha brandito, anacronisticamente, la parola patria come una clava. L’operazione consiste nel sovrapporre la storia del passato a quella recente, per oscurarla.

Ci si è fermati al Risorgimento e la celebrazione della storia risorgimentale è funzionale a oscurare la storia successiva, in modo da non parlare di fascismo, di guerra, di resistenza, di costituzione…

 

Atto II: I sogni nel cassetto (che escono dal cassetto).

Il vice presidente del Consiglio della repubblica risorgimentale, Salvini, realizza il suo sogno. I sogni erano stati così ripartiti: Meloni premierato, Salvini autonomia differenziata, Tajani giustizia. Il sogno di Salvini è arrivare dove non era riuscito neppure Bossi, dividere l’Italia in piccole autonomie locali, con la giustificazione di migliorare l’efficienza e il controllo della spesa, ma in realtà uno strumento per aumentare le disuguaglianze fra regioni più ricche e meno ricche (DDL 615 di Calderoli).

Il senso generale della riforma sarebbe quello di una riduzione drastica delle materie di competenza esclusiva dello stato. L’autonomia differenziata è il riconoscimento, da parte dello Stato, dell’attribuzione a una regione a statuto ordinario di autonomia legislativa sulle materie di competenza concorrente e in tre casi di materie di competenza esclusiva dello Stato. Tra queste si trovano l’istruzione, la sanità, la produzione di energia e la tutela dell’ambiente, tutti ambiti particolarmente delicati e a rischio. Insieme alle competenze, le regioni possono anche trattenere il gettito fiscale, non più distribuito su base nazionale a seconda delle necessità collettive.

 

Atto III: Nuovo risorgimento?

L’Italia nata dal risorgimento sta per essere spacchettata. Il disegno di legge non specifica nemmeno le modalità con cui attivare le richieste di autonomia, lasciando al governo il compito di elaborare l’intesa tra Stato e regione. Il Parlamento non avrà alcuna voce in merito. Neppure viene richiesto alle regioni di avere i conti in ordine o di non essere state commissariate in precedenza per la gestione delle materie di cui fa richiesta. Le regioni potranno formulare un’intesa con il governo ottenendo finanziamenti in base alla spesa storica della regione nell’ambito specifico in cui chiede l’autonomia.
Questo è il punto al centro delle contestazioni, che giustifica il termine di secessione dei ricchi, perché verrebbero assicurati maggiori finanziamenti alle regioni del Nord, in quanto hanno più risorse e una spesa storica più alta, e meno a quelle del Sud, con meno risorse e quindi una spesa storica più bassa, accentuando le disuguaglianze tra i due poli del paese.

 

Ci si chiede: come si fa senza Mazzini e Garibaldi a salvare l’unità della patria? Unica possibilità resta un referendum abrogativo, con raccolta di firme, presentazione, conteggio delle firme e validazione, dibattito parlamentare, tempi lunghissimi e spese… Chiedo e mi chiedo: non c’è una contraddizione fra questa legge e la celebrazione dell’Italia risorgimentale?