Ortoressia

Tra i disturbi alimentari del nostro tempo e della nostra cultura occidentale, c’è anche l’ortoressia, una vera e propria mania per il cibo sano a tutti i costi, al di là di ogni ragionevole buon senso.

Solo in Italia 300mila persone sarebbero «ossessive nella pianificazione dei propri pasti, nel tagliare al minimo sindacale le dosi di zucchero e sale, nell’usare particolari tecniche di cottura o stoviglie».

Un fanatismo alimentare che partirebbe da scelte inizialmente giuste e corrette, come evitare alimenti trattati con pesticidi o additivi artificiali per poi sconfinare nella mania, nel dogmatismo fanatico contro  il grano, il glutine, il lievito, la soia, il mais o i latticini…

Si arriva così a elaborare una specie di personale religione del cibo con tanto di «visione del mondo  e dell’uomo per cui tutto il benessere dipende solo ed esclusivamente da cosa si ingerisce», ma si arriva anche alla malattia, con danni fisici e fuga dalla vita sociale, perché come ci si può fidare del cibo degli altri, del ristorante o degli amici?

Come sempre, il meglio sconfigge il bene e il fondamentalismo ortodosso, in qualsiasi caso, fa male alla vita.