DOUCE FRANCE

Un sospiro di sollievo, ma è solo il primo tempo. Aspettando la finale c’è da chiedersi se Le Pen ha già raccolto o meno tutto il possibile, rispetto a quello che potrà fare Macron.

Pensiamo a noi: che invidia! La Francia, en marche, è quello che avremmo potuto essere anche noi e non lo saremo. In comune abbiamo questo momento, che sembra contrassegnato dalla fine dei partiti tradizionali, con una differenza: noi abbiamo ancora il partito democratico, sia pure febbricitante, per paura e mancanza di strategia, colpito dal virus berlusconiano di decidere influenzato dai sondaggi. Queste scelte, a volte contraddittorie, disorientano e favoriscono la confusione.

Rappresentanza e governabilità, sarebbe bello che fosse, ma ora è il momento che non possono andare insieme, a volte sono il diavolo e l’acqua santa. Ora col proporzionale è il momento della rappresentanza. La valutazione negativa del nostro paese è sulla prospettiva: siamo incatenati dall’immobilismo, dalla impossibilità di progettare e realizzare le riforme, quelle indispensabili per rimettere in modo il paese e metterci al passo con l’Europa.