E’ GIORNALISMO ?

Una storia che ha dell’incredibile. Non è stata sufficiente l’ospitata dei Casamo­nica, ora Bruno Vespa c’è ricascato con l’intervista al figlio di Riina (6.4.2015). La trasmissione registrata sembra sia stata previsionata addirittura dal nuovo direttore generale Carlo Verdelli. Fornire un palcoscenico a un condannato per mafia con la scusa della presentazione di un libro è gravissimo e certamente non è giornalismo. Chi leggerà questo libro? Molte librerie – a partire dalla Sicilia – si sono già rifiu­tate di metterlo in commercio. Venderlo non era lo scopo né dell’autore, né dell’editore, ma invece accreditare l’idea che la mafia è un fenomeno normale per cui in fondo non si capisce perché un mafioso (come Riina) stia in galera: obbiettivo completamente raggiunto!

Le reazioni giustamente sono generali e il giornalista si è giustificato:«La mafia va conosciuta per batterla». E meno male che ci ha pensato lui perché fino ad oggi nessuno se ne era reso conto. Scrive opportunamente Famiglia Cristiana:«Parlare di mafia in Tv si può e si deve. Ma gli interlocutori fanno la differenza, anche perché il piccolo schermo entra in casa senza bussare. Vittime e carnefici sullo stesso piano, ma la tv può contrabbandare veramente tutto?». È in particolare si tratta dei tipo di do­mande che un giornalista deve rivolgere all’intervistato, qualunque persona sia, meglio se è un mafioso, e non solo la prima domanda ma, come ci insegna il giornalismo dei paesi normali, soprattutto la seconda domanda e magari anche la terza! E si ricordi che il legale di Riina jr. ha firmato la liberatoria solo dopo aver visto tutta la puntata: ecco perché possiamo parlare senza tema di smentirei un prodotto confezionato ad hoc!

È dal 1996 che il sullodato infligge Porta a porta ai teleutenti e molti si doman­dano che cosa ancora debba succedere perché finalmente l’azienda si decida a prendere posizione.