La Scala vince sempre

di Ugo Basso

 

È o non è di Claudio Monteverdi il manoscritto dell’Arianna, opera sconosciuta in programma alla Scala per il Sant’Ambrogio di uno dei prossimi anni? L’attribuzione, messa in dubbio da interpolazioni novecentesche e occasione di speculazioni milionarie, potrebbe essere la causa dell’assassinio del direttore a un mese dalla Prima (sempre scritto con la maiuscola)? Oppure la causa della morte del maestro, trovato cadavere su un terrazzo del teatro con due dita mozzate e infilate nelle orecchie in un osceno segno di corna, è da cercare nelle gelosie suscitate dalle sue avventure sessuali? Se soltanto un melomane milanese potrà gustare appieno questo giallo ambientato alla Scala e in luoghi riconoscibili della città, saranno in molti ad appassionarsi alla lunga indagine sullo sconcertante assassinio del giovane coltissimo e sciupafemmine direttore compiuto con indecifrabili modalità maniaco rituali. Giallo classico di alto livello questo Delitto alla Scala scritto da Franco Pulcini, direttore editoriale della stessa Scala e docente di storia della musica al Conservatorio di Milano: musicologo di raffinata cultura prestato alla narrativa, come si dice oggi.

 

Il romanzo si svolge su tre filoni intrecciati in modo di non far mai cadere la tensione: l’indagine sul delitto, inquietante e misterioso, è condotta da un commissario italo-arabo, la cui stessa identità crea un ulteriore elemento di curiosità, nella vita sentimentale del musicista assassinato, rigoroso nella professione quanto volubile nell’illudere fascinose commesse e dive del bel canto; la vita all’interno del teatro, con le tensioni e le reciproche ostilità fra i dirigenti, le rivalità fra i cantanti, le passioni, i tradimenti; i confronti fra studiosi ed esperti sull’autenticità del manoscritto dell’opera in preparazione per la serata inaugurale, un manoscritto da poco riemerso nell’archivio privato di una influente ricchissima famiglia milanese. La narrazione, condotta in terza persona con un continuo variare del punto di vista, accompagna il lettore nei diversi ambienti e nelle successive ipotesi attraverso lo sguardo e l’interpretazione dei numerosi personaggi fra i quali il commissario ha il ruolo necessario per reggere l’architettura narrativa ed è l’unico costruito come round character, personaggio in evoluzione, con uno sviluppo soggettivo maturato attraverso vicende personali.

 

Il principale teatro lirico del mondo rivela i suoi segreti grazie a un autore che ci svolge la sua attività professionale e quindi ne conosce ambienti e curiosità e può presentare per quotidiana frequentazione camerini, ascensori, uffici e salottini con la folla dei personaggi, dipendenti e ospiti. Tutti personaggi creati con fantasia mimetica, dall’usciere, ai facchini, dal soprintendente al direttore musicale, al commissario straordinario, napoletano verace che si sovrappone ai dirigenti istituzionali, inviato da Roma a causa della gravità dell’emergenza. E ancora cori di dipendenti sindacalizzati e scioperaioli, di loggionisti inquieti e tumultuanti, di giornalisti avidi di notizie e ricchi borghesi del tutto disinteressati all’opera, ma che non possono mancare gli eventi mondani fra cui splende l’inaugurazione della stagione lirica milanese. Il lettore scopre anche criteri di scelta di opere e artisti, superstizioni legate a singole opere, costi e problemi economici, modi di conduzione delle prove, rapporti con altri teatri e se mai tornerà in teatro come spettatore, si sentirà in un ambiente in qualche modo conosciuto anche al di là della sala, del palco e dei foyer e senza neppure l’incubo di un delitto, vogliamo sperarlo, del tutto fantasioso.

 

Si può rappresentare per l’inaugurazione della stagione un’opera interpolata da mano misteriosa forse addirittura per una clamorosa presa in giro di un rito come la Prima della Scala? La cultura musicale di Franco Pulcini e la sua familiarità con questi documenti porta la discussione sull’autenticità, con la collaborazione di musicologi, filologi musicali, esperti di carte e di manoscritti antichi, a costituire l’ambito della ricerca di prove e moventi del delitto, vuoi per rivalità fra studiosi, vuoi per l’enorme valore economico dei diritti di diversa pertinenza nell’uno o nell’altro caso. Intanto occorre trovare un nuovo direttore per l’esecuzione dell’opera in un tempo ogni giorno più breve, visto che sant’Ambrogio non può essere differito. E il romanzo scandisce il tempo titolando ogni capitolo con una data a scalare di giorno in giorno in avvicinamento al fatale giorno.

 

La soluzione del giallo, un po’ complessa, ma rigorosamente dimostrata, sarà proprio nell’annodare la vita del teatro, con la ricerca sull’autenticità dell’opera giunta a un risultato certo proprio in una delle eleganti camere da letto frequentate dal maestro assassinato. Ma l’interesse del romanzo va certamente al di là della narrazione poliziesca: dopo che l’assassino, a due ore dalla rappresentazione, incerta fino all’ultimo, è assicurato alla giustizia, nel grande teatro si scatena, quasi una travolgente danza o comica classica con urla, pianti, svenimenti e torte in faccia, rivelazione dissacrante per chi conosce soltanto la perfezione delle scenografie e le armonie del golfo mistico. Ma nella pagina successiva la competenza musicale di Franco Pulcini offre al tempio mondiale della musica il più alto riscatto, descrivendo nel dettaglio l’esecuzione rigorosa e affascinante a cui tutti partecipano dando il meglio e che resterà per il pubblico un evento memorabile eccezionale, per qualità di esecuzione, passione professionale, coinvolgimento emotivo.

La Scala, insomma, vince sempre!

Franco Pulcini, Delitto alla Scala, Ponte delle Grazie 2016, pp 424, 16 €, disponibile anche in e.book.

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