Davar di gc

icoGCjpg il Blog di Giorgio Chiaffarino

 

19 Dicembre 2014

Per chi ha voglia di leggere

Parole raccolte qua e là che forse meritano qualche riflessione nei giorni in cui l’anno si avvia.

 

  • «IN ITALIA DUNQUE SI CONTINUA A GIOCARE COL FUOCO.
    Ci si attacca a tutto, formalismi, bizantinismi e microemendamenti, pur di rimanere fermi. Meglio se immobili. Peccato però che dall’altra parte i cittadini aspettino riforme e cambiamento. Da 30 anni si sentono dire che si fanno le riforme istituzionali e siamo ancora il Paese in cui è il Parlamento stesso a bloccare tutto , e non c’è una legge elettorale decente. Siamo il Paese con più disoccupati in Europa, ma soluzioni ragionevoli con sacrifici tollerabili in fondo non vanno bene, meglio tornarci sopra e aprire infiniti tavoli di discussione. E il Paese in cui per la terza volta si dice al pubblico, scusate questa sera lo spettacolo salta. Statevene a casa. E a forza di blocchi, resistenze e paralisi non rimarrà che stare a casa veramente. A guardare l’inesorabile declino di un Paese che non si muove più».
    Elisabetta Gualmini – la Stampa – 26.07.2014

 

  •  SULLA CORRUZIONE
    «I provvedimenti del governo sulla corruzione sono un passo in avanti, ma insufficienti. L’insufficienza dei provvedimenti dipende dal fatto che delle forze vogliono tutelare i loro giochi e interessi… bisogna prendere in esame anche concussione e corruzione giudiziaria. C’è chi ricatta dicendo che se non passano alcuni provvedimenti, si va a casa. Sono ricatti inaccettabili. Per il contrasto all’illegalità ci vuole un impegno di tutti i partiti: la prima grande riforma è quella delle nostre coscienze».
    Luigi Ciotti – la Repubblica – 14 dicembre 2014

 

  • «LO SPORT PREFERITO è ormai dare a Renzi tutta la colpa della situazione in cui ci troviamo. Finché lo fanno avversari come Lega, M5S, Forza Italia  (con l’eccezione dell’alleato Berlusconi), è normale. Quando contro di lui si adoperano D’Alema, Bersani, Bindi, Cuperlo, Fassina, Civati, la spiegazione sta nel classico cupio dissolvi  della sinistra italiana, che riuscì ad affossare persino il proprio  candidato di prestigio, Romano Prodi, al Quirinale. A questi si sono uniti i sindacati, che rappresentano solo pensionati, dipendenti pubblici e a tempo indeterminato. Ce l’hanno con la legge elettorale, dimenticando che siamo vissuti 9 anni con un obbrobrio come il Porcellum, definito «una porcata» dal suo stesso inventore, Calderoli. Ce l’hanno con l’abolizione dell’articolo 18, che ha annullato per 44 anni la velleità delle  piccole imprese di licenziare fannulloni e assenteisti cronici, due categorie non riconosciute come giuste cause. Ce l’hanno col debito pubblico, nato quando si è cominciato a dare la pensione a chi non aveva versato una lira di contributi, come gli  agricoltori degli Anni 50 o quan-  do si sono mandati in pensione i  dipendenti pubblici con 19 anni  di contributi, indebitando lo  Stato per i 40 successivi. Ce  l’hanno con la lotta alle burocrazie, quando Sabino Cassese ci ha  spiegato da queste colonne che  ogni legge richiede un laborioso iter di decreti delegati e regolamenti applicativi in cui i burosauri esercitano tutta la loro malizia sotto la pressione degli interessi di categoria.  In Francia un decreto presentato dal governo, se non approvato entro 30 giorni, diventa legge. Da noi decade. È colpa di  Renzi se metà dei decreti varati  da Monti attendono ancora di  entrare in vigore? Ce l’hanno  con la riforma del Senato, che  manderebbe in Parlamento i  corrotti di Regioni e Comuni  (scelti da Renzi per masochismo), quando questi avrebbero  dovuto esser sanzionati ben prima dalla magistratura (tutti sono però contro il bicameralismo perfetto). So che sarebbe facile difendere il voto delle minoranze per spirito democratico e per  l’apologia del «politicamente corretto». Ma è di questo che ha  bisogno il nostro Paese (non ho  detto «questo Paese» )?».
    Franco Morganti – Corriere della Sera – 8 dicembre 2014

 

  • IL CORAGGIO DELLA PRIMA MOSSA
    La sensazione è che la guerra di Gaza non sia solo tragicamente inutile ai fini della sicurezza degli israeliani e della dignità dei palestinesi, ma che sia diventata anche  che contagiosa. La nozione di nemico si è estesa a tal  punto da divenire extra territoriale, alimentata da un fanatismo che di nuovo universalizza la colpa di essere ebrei. Oppure il destino di essere palestinesi, arabi, musulmani. Rintracciare il nemico in ogni arabo e in ogni ebreo, spaventarlo ovunque si trovi, è l’ultima arma impropria di una guerra senza sbocchi.
    Preziosa sarebbe un’iniziativa congiunta delle autorità religiose che finora sono rimaste schiacciate dall’istinto di appartenenza. In Francia come in Italia servirebbero rabbini invitati il venerdì nelle moschee, e imam invitati il sabato nelle sinagoghe a ripristinare il senso del sacro calpestato nella guerra di tutti contro  tutti. Ma chi ce l’ha questo coraggio? Chi farà la prima  mossa?
    Gad Lerner – la Repubblica – 22.07.2014

 

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